Per scoprire le chiese della valle di Marano, si può partire da monte, cioè dalla parte alta della valle di Negrar. Da Prun basta dirigersi in direzione di Cerna: dopo lo spettacoloso scenario delle cave di pietra in galleria, si giunge nella località di Santa Cristina che prende il nome dalla chiesetta collocata lungo la provinciale e che dipende dalla chiesa di Prun pur essendo al confine fra i comuni di Negrar, Marano e Sant’Anna d’Alfaedo. Di origini almeno cinquecentesche, sempre rinnovata dalla popolazione delle contrade circostanti, presenta un interno armonico e una bella pala settecentesca sull’altare.
Qualche metro più avanti, sempre in direzione di Cerna, si stacca a sinistra la strada per Mondrago, che va percorsa, magari a piedi, oltre che per le due chiesette (La cappella dell’Addolorata di metà ‘800 a Mondrago e l’Oratorio della Beata Vergine a Tezze, costruito più o meno negli stessi anni da due fratelli sacerdoti per la loro pensione: Tezze si raggiunge svoltando a destra poco prima della località Pontarola, dove la stradina ritorna sulla provinciale), per lo splendido paesaggio di boschi e prati e per arrivare a Malga Biancari, punto d’accesso ai Covoli di Marano, due grotte carsiche ricche di concrezioni.
Si riprende la provinciale in discesa verso San Rocco e subito a Carazzole c’è un’edicola sacra dipinta, un antico capitello recentemente restaurato. La chiesa di San Rocco, pure di antica origine, è stata ampliata nel 1950 e non presenta particolare interesse, ma può essere il punto di partenza di una breve, incantevole passeggiata a Santa Maria Valverde (poche centinaia di metri su strada carrozzabile), posta in uno dei siti panoramici più suggestivi della Valpolicella: basta sedersi sul muretto per esplorare da vicino le corti sparse di Purano e poi le valli di Marano e Fumane e più oltre tutta la parte occidentale del veronese, dal Monte Pastello al Lago di Garda con le sue colline moreniche fino a Verona. Un altro scorcio si può avere affacciandosi al muro di cinta del piccolo cimitero che conserva, nonostante gli ampliamenti recenti, il fascino dei cimieri antichi che circondavano le chiese in piena campagna. La chiesa, documentata in pieno medioevo, è stata ampliata e rinnovata nella seconda metà del Seicento (come attestano iscrizioni nell’abside e sul campanile): nel luminoso interno notare un solenne altar maggiore in marmo con una bella statua della Madonna.
Per il ritorno a piedi si può prendere il viale alberato in leggera salita che aggira il Monte Castelon, con un percorso utilizzato da secoli per la processione di San Marco: per chi è arrivato in auto prendere a sinistra la strada che scende a Pezza da cui si raggiunge Purano (al tornante prendere a destra la strada per Fumane e quindi ancora a destra per Purano). La chiesa di San Giorgio è in centro al paese: di origine romanica è stata parzialmente modificata nella facciata e nell’interno. Sul fianco che dà sulla piazzetta è stata murata una lapide del 1420 che documenta una donazione di pane ai poveri nella festa del patrono: questa tradizione, un tempo piuttosto diffusa, è stata ripresa dal Comitato sagra di Purano, dalla Pro Loco e dal Comune di Marano ogni anno nella Festa del Pane di fine maggio.
La chiesa parrocchiale di Marano si impone in tutta la valle per la sua maestosa cupola, che sovrasta la nuova chiesa a pianta circolare, costruita su progetto di Don Trecca negli anni Venti: il terreno sottostante è franoso e le somme accantonate per l’intera costruzione furono spese per le sole fondazioni. La chiesa attuale si appoggia al lato meridionale della precedente chiesa settecentesca progettata dal Cristofoli a cui si deve anche il campanile. Nell’interno alcune pale del 7-800 e una bella decorazione pittorica dovuta all’artista veronese Aldo Tavella, qui sfollato durante la seconda guerra.
Scendendo verso Valgatara, si può ammirare, a Canzago con una breve deviazione a destra, l’alta cappella di San Carlo, con statua del Santo in una nicchia della facciata, inserita nel fianco ovest della villa Porta, oggi Rizzini. Più avanti, poco prima di Prognol, sulla destra una stradina porta in pochi metri a Sant’Eustachio, una corte isolata che dall’umile chiesetta, protetta solo dal cipresso, prende il nome: la chiesetta è antica ed era utilizzata regolarmente.
Altre due chiesette minori si trovano nelle due contrade più decentrate di Valgatara: l’oratorio di San Luigi a Gnirega, di metà 800, e la cappella della Sacra Famiglia a Badin, che doveva essere un edificio ben più modesto, ma le misure in piedi indicate dal proprietario Don Simeoni, allora in America, furono lette in metri.
Ben altra storia hanno la chiesa parrocchiale, dedicata ai santi Fermo e Rustico (rinnovata e ampliata a più riprese: ha conservato all’interno due pale del Lanceni) e soprattutto la chiesa di San Marco, un tempo Santo Stefano, di Pozzo. Quest’ultima ha conservato, nonostante qualche piccolo ritocco nel corso dei secoli, l’impianto romanico, con la sua semplice facciata a capanna e l’interno ad un’unica navata coperta da capriate. Notevoli gli affreschi quattrocenteschi, dai più antichi sulla parete del campanile, alla Santa Caterina e al frammento di Crocifissione sulla parete nord, alla Madonna in trono della parete sud, all’esterno della quale è pure una Crocifissione. La cappella della parete nord è occupata da una pala di un artista fiammingo, Michele Meeves, a cui si deve anche la bella cornice lignea. Un’altra tela di san Marco è sull’altare. La tranquillità del posto, qualche residuo cipresso, il campaniletto, perfino la lapide romana murata in un angolo, conferiscono all’insieme un fascino discreto ma pervasivo.
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