Le tradizioni popolari dell’estate
Momento importante dell’annata agraria era una volta il solstizio d’estate (il giorno, 21 o 22 giugno, in cui il sole è perpendicolare al Tropico del Cancro, è il giorno più lungo dell’anno, e quindi la notte più breve) che veniva considerato un giorno di prodigi, dato che la natura esprimeva il massimo della sua forza, della sua fertilità. Le tradizioni più antiche si perdono nella notte dei tempi, ma qualche residuo si è conservato in due ricorrenze di fine giugno: San Giovanni Battista (24 giugno) e San Pietro (29 giugno). San Giovanni Battista (il santo del solstizio d’estate, anticipatore di Gesù, patrono del solstizio d’inverno) è rappresentato vestito di pelle, porta un bastone ed è sempre legato all’acqua e potrebbe aver subito l’influenza di antichi riti legati a miti della natura, dell’acqua, alla magia che fa germogliare ogni cosa: era tradizione diffusa legare un rametto di geranio su uno stecco nella convinzione di vederlo fiorito per l’intera estate. Particolarmente ricercata la rugiada della notte di San Giovanni: veniva raccolta e conservata con cura perché ritenuta miracolosa nella cura di malattie agli occhi.
Ma la rugiada era importante anche nella notte di San Pietro: una caraffa piena d’acqua, in cui veniva immesso un albume d’uovo veniva posta la sera sul davanzale della finestra. Era considerato di buon auspicio se al mattino l’albume si era diffuso nella caraffa, disegnando il profilo di velo o di una barca.
A San Pietro, o meglio, al carattere pessimo di sua suocera venivano addebitati i rovinosi temporali estivi di fine giugno, per i quali sembrava essere impotente perfino il fumo sacro ottenuto facendo bruciare in uno scaldaletto di brace qualche rametto di olivo benedetto o il suono a martello della campane. Per qualche anno si ricorse pure al soccorso della tecnologia, sparando contro il cielo dei potenti razzi, i quali poi, all’atto pratico, non si rivelarono nemmeno in grado di fare il solletico alle nuvole.
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